#1/2014 – FRANCESCO PAOLO CERASE con Clementina Casula

Torniamo alle ragioni che a tuo parere spiegano il disinteresse della sociologia economica italiana, che pure al suo interno ricomprende lo studio di forme e strumenti della regolazione sociale della vita economica, F.P. Cerase, “Un’amministrazione bloccata Pubblica amministrazione e società nell'Italia di oggi”, Franco Angeli, Milano 1990per il tema della pubblica amministrazione …

È proprio così:  pur avendo uno specifico interesse per le forme e gli strumenti della regolazione sociale della vita economica, i sociologi economici italiani, nella suddivisione di ambiti di interesse che si sono ritagliati con altri scienziati sociali, hanno solo sfiorato tangenzialmente – se non del tutto espunto – l’interesse per la regolazione che deriva dall’agire delle amministrazioni pubbliche. Per la verità devo dire che anche a livello internazionale le cose non sono tanto diverse: nei network europei di ricerche sulla pubblica amministrazione di cui ho fatto parte per diversi anni, ho dialogato e scambiato molto con scienziati dell’amministrazione, ma di sociologi ne ho incontrati ben pochi… Comunque, per quanto riguarda la sociologia economica italiana, la risposta più immediata mi riporterebbe a spiegazioni banalmente empiriche: alcune aree tematiche o filoni importanti della sociologia economica italiana si sono sviluppati secondo la prossimità dei gruppi che li hanno promossi a specifiche realtà territoriali o vicende in cui sono stati in diverso modo coinvolti, gruppi che si sono via via riprodotti e consolidati disciplinarmente e accademicamente (emblematico da questo punto di vista è il filone delle relazioni industriali).  F.P. Cerase, “Amministrare: l'economia, la società”, Franco Angeli, Milano, 2006Una risposta più meditata mi spingerebbe però a considerare la questione nella sua complessità: occuparsi di cose di cui già altri si occupano come loro campo privilegiato è per lo meno rischioso, e riuscire a dire cose nuove e diverse non è affatto facile; anzi, è alquanto probabile che alla fine non riesci proprio a dire niente che per gli altri vale la pena stare a sentire. Ma per me è valsa la pena provare…

 

 

In conclusione, cosa pensi della professione del sociologo e come pensi che il tuo modo di svolgerla abbia influenzato la tua vita personale?

Guarda, non credo esista un mestiere più bello – da tutti i punti di vista – e l’ho fatto a tempo pieno, nel senso letterale del termine. Forse di questo un po’ mi pento: ci sono cose – e mi riferisco in particolare al rapporto con i figli – che vogliono anch’esse il loro tempo e la loro attenzione, e se non riesci a dargliele – come a volte penso sia accaduto a me – vuol dire che un po’ hai perso.

7.Con Orlando Lentini, Marco Zurru, Gian Primo Cella, Gianfranco Bottazzi a Cagliari per il convegno organizzato in suo onore nel 2012

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