#3/2015 – CHIARA SARACENO con Manuela Naldini & Sonia Bertolini

Per il tema del mercato del lavoro, invece, cosa è capitato: è stato scelto da te o ti ha scelto?

LAVORO MAL DIVISOLa questione del funzionamento del mercato del lavoro è sempre stata intrecciata a tre dei miei temi principali di ricerca: quello della famiglia e dei rapporti di genere, quello della povertà e quello del welfare. In particolare, qualcuno in passato (ma forse ancora oggi) mi ha accusata di economicismo perché ho sempre considerato importanti le dimensioni economiche della famiglia, sia dal punto di vista delle risorse, sia dal punto di vista delle interferenze tra funzionamento del mercato del lavoro e funzionamento della famiglia. Ricordo, a questo proposito, che sono state le sociologhe femministe a segnalare come l’offerta di lavoro – chi e in che modo può e/o deve presentarsi sul mercato del lavoro) – venga definita in larga a misura a livello famigliare. La cosa è evidente per quanto riguarda le donne rispetto agli uomini, ma anche le differenze interne tra donne (ed in parte anche tra uomini) sulla base della fase del corso di vita e i carichi famigliari.SARACENO NALDINI Ma è vero anche tra i giovani. Sono le condizioni famigliari che determinano in larga misura non solo con quali qualifiche, ma a che età devono o possono entrare nel mercato del lavoro, quanto possono sostenere la flessibilità e la ricerca del lavoro, e quanto possono esplorare e quanto invece non possono scegliere. Poiché il sistema di protezione dei lavoratori è una grossa parte del sistema di welfare (e in Italia forse più esclusivamente che altrove), le disuguaglianze nelle forme di protezione nel mercato del lavoro sono un altro modo in cui mi sono occupataIL LAVORO NONBASTA di questo tema, dapprima a partire dalla questione delle disuguaglianze di genere, ma poi anche dal punto di vista delle disuguaglianze tra lavoratori e tra generazioni. Avendo fatto parte sia della Commissione Povertà che della Commissione Onofri[5] che di una abortita Commissione per la riforma degli ammortizzatori sociali all’epoca del primo governo Prodi, ho avuto modo di imparare cose che come semplice accademica e studiosa della famiglia non avrei probabilmente mai imparato.

Quali sono state le principali collaborazioni su questi temi avute con i soci della sezione Economia, Lavoro e Organizzazione dell’Associazione Italiana di Sociologia?

I miei rapporti con l’AIS-ELO sono stati del tutto informali. L’unica occasione formale che ricordo è l’organizzazione, nel 1990, con Bonazzi e Beccalli, di un convegno “Tematiche di genere nella sociologia economica” a Milano, che poi diede luogo anche ad un numero speciale della rivista Sociologia del lavoro[6]. Però ho collaborato con diversi studiosi di quest’area. In modo sistematico soprattutto con Nicola Negri, già prima di trasferirmi a Torino, innanzitutto sui temi della povertà, poi più in generale sui temi della regolazione del welfare. DINAMICHE ASSISTENZIALICon Nicola condividiamo un forte interesse per le dimensioni istituzionali e per il modo in cui queste costituiscono un pezzo importante della costruzione sociale della realtà e insieme abbiamo fatto tanta strada, sia sul piano della ricerca[7], sia sul piano dell’institution building, facendo capire alle amministrazioni locali l’importanza di costruire data base amministrativi che consentano il monitoraggio dei fenomeni su cui intervengono e (più lui di me) formando giovani studiosi e funzionari che aiutassero a costruire tali archivi.

Nel corso degli anni ho poi saltuariamente collaborato con altri colleghi: Enzo Mingione, presente nella ricerca condotta con Negri sulle dinamiche assistenziali in Europa; Beccalli, su questioni di genere, disuguaglianza e differenza; Paci, a lungo l’interlocutore diretto e indiretto rispetto sia al rapporto famiglia-mercato del lavoro, sia agli studi sul welfare; Arnaldo Bagnasco, che mi ha generosamente coinvolto in alcune iniziative internazionali; Enrico Pugliese, sulle questioni delle disuguaglianze territoriali e, più recentemente, dell’età anziana; Ugo Ascoli, di nuovo per il welfare, ma anche gli studi sul terzo settore; Emilio Reyneri, con cui recentemente abbiamo spesso discusso di questioni del mercato del lavoro e in particolare di occupazione femminile; anche tu, Sonia, che mi hai sollecitato ad occuparmi di precarietà[8]. Ce ne sono probabilmente altri e altre, non so bene adesso chi faccia parte di ELO… A suo tempo feci inserire nella Commissione di Indagine sull’Esclusione Sociale Enrica Amaturo, perché ci fosse qualcuno che portasse conoscenze sulla situazione nel Mezzogiorno ed ho frequenti contatti e scambi con Enrica Morlicchio, anche stante il comune interesse per la povertà.Direttori Dipartimento Ultimamente, su iniziativa di Mingione ed Emmanuele Pavolini, si è formato un gruppo informale interdisciplinare interessato ai temi dell’analisi delle politiche sociali ed anche nella nuova rivista Politiche sociali, del cui comitato editoriale faccio parte, si intrecciano sia discipline diverse sia settori sociologici diversi, a partire da ELO, così come avviene in Espanet Italia. In effetti, non mi sono mai trovata a mio agio con le rigide divisioni disciplinari e intra-disciplinari…

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