#3/2015 – CHIARA SARACENO con Manuela Naldini & Sonia Bertolini

Ci resta ancora da ricostruire come arrivi allo studio del tema del corso della vita…

img054Posso dire di essere stata una delle prime in Italia ad affrontare la questione della dimensione dinamica del corso della vita. È un filone assolutamente consolidato negli Stati Uniti, fin dagli anni ‘50, mentre qui in Italia ha tardato molto ad arrivare e ad essere sistematizzato. Anche questo “incontro” intellettuale è stato casuale. Ero negli Stati Uniti, ad Harvard, nel 1982, durante un anno di congedo con una borsa di studio del German Marshall Fund. Un giorno stavo cercando testi su famiglia, donne, eccetera, in queste magnifiche biblioteche statunitensi, con tutti i volumi a vista su grandi scaffali, e sono letteralmente inciampata in questa vastissima letteratura sull’età e il corso della vita, rendendomi conto che ero di fronte a un lavoro immenso, di cui non avevo mai sentito parlare prima: per me è stata una rivelazione!ELDER Si tratta, più che di un tema soltanto, di un vero e proprio approccio, di un modo diverso di guardare alla costruzione dei rapporti sociali: una volta appreso, non lo si può più ignorare. Inoltre consente di studiare il rapporto macro-micro in modi più complessi che entro un approccio statico: si pensi al fondamentale studio sull’impatto di lungo periodo della Depressione del 1929 fatto da Glen Elder in Children of the Great Depression, o i relativamente più recenti studi di John Modell, Karl Mayer, Martin Kohli e altri sulla istituzionalizzazione dei corsi di vita nei welfare contemporanei. Per me è stato un po’ come l’approccio di genere: ha cambiato la mia visuale, il modo di pormi le domande cognitive, su molte questioni.

Età e corso della vitaHo iniziato con il tradurre, per un reader, i testi fondamentali di questa letteratura. La prima edizione di Età e corso della vita è stata dapprima apprezzata più dai demografi che dai sociologi: ancora una volta, come quando avevo iniziato ad occuparmi di donne e rapporti di genere, mi si chiedeva che utilità ci fosse ad introdurre queste dimensioni nell’analisi sociologica; poi, con il tempo, l’approccio del corso della vita ha cominciato ad essere utilizzato in modo più largo e in settori diversi. Nel caso del mercato del lavoro la prospettiva del corso di vita (che concepisce il corso di vita come un fascio di traiettorie che si intersecano e in parte interagiscono) non può ignorare il modo in cui la traiettoria lavorativa interferisce con, ed è interferita da, altre traiettorie, in particolare quella famigliare, in modo diverso tra uomini e donne. Ancora oggi, anche tra i/le laureate le vicende famigliari, in particolare il diventare genitori, hanno un effetto divergente per uomini e donne sulle traiettorie lavorative. Allo stesso tempo vediamo che oggi le vicende lavorative, l’essere occupate o meno, l’avere un contratto a tempo determinato o indeterminato, hanno un effetto fortemente differenziante le traiettorie famigliari delle donne.

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