Sessione 16 – Così vicine, così lontane: micro-imprese e grandi imprese in Italia

Coordinatori: Filippo Barbera (Università degli studi di Torino), Maurizio Busacca (Ca’ Foscari – Venezia), Claudio Marciano (Università degli studi di Torino), Roberto Paladini (CNA di Venezia).

La sessione raccoglie contributi sul (i) ruolo delle micro-imprese artigiane nella costruzione dell’infrastruttura sociale dei territori e nelle economie di prossimità e (ii) sull’analisi delle trasformazioni delle grandi imprese manifatturiere in seguito ai cambiamenti tecnologici noti come “industria 4.0.”

Questa polarizzazione analitica non esclude l’interesse per altre scale di impresa (piccole e medie-imprese), purché ci si focalizzi vuoi sul loro ruolo “sociale” e di prossimità verso i bisogni di persone e territori (secondo welfare, imprese benefit, gestione di beni comuni), vuoi sul rapporto tra nuove tecnologie, lavoro e valore (impresa-piattaforma, start-up innovative).

Quanto al primo tema, numerose analisi e studi accademici enfatizzano l’importanza delle micro e piccole imprese nel fornire in tutto il mondo un contributo alla stabilità e alla crescita economica, alla creazione di nuovi posti di lavoro, alla coesione sociale e allo sviluppo, grazie al ruolo positivo che svolgono nella crescita del PIL degli Stati e in qualità di “ammortizzatori di shock economici”. Diverse ricerche evidenziano lo stretto rapporto tra commercio (detto talvolta “di prossimità” o “di vicinato”), artigianato e centri storici, in termini di qualità della vita e di sviluppo socio-economico e dell’identità dei territori, evidenziando una loro nuova centralità rispetto ai processi di sviluppo e rigenerazione urbana e alla formazione di capitale sociale. In tale letteratura si evidenzia spesso che il ruolo svolto dalle piccole imprese, ed in particolare dalle botteghe artigianali e dai negozi di vicinato, riveste funzioni esplicitamente sociali, contribuendo consapevolmente ai processi di presidio e di rigenerazione territoriale. La piccola impresa (commercio, artigianato e negozi di vicinato) svolge da sempre un importante ruolo quale presidio sociale in zone scarsamente popolate, permettendo di rendere maggiormente vive o vivibili le città e in particolare i centri urbani, potendo dare o togliere qualità alla città e al territorio, attribuendo peculiarità, sicurezza e specificità ai luoghi o banalizzandoli in un paesaggio omologato.

Quanto al secondo tema, le transizioni nel mondo manifatturiero, caratterizzate dal crescente impatto dell’automazione e della robotica nei luoghi di lavoro, hanno favorito un nuovo interesse per i temi e gli approcci legati alla tradizione della sociologia industriale. In questi anni, gli studi organizzativi e lavoristici hanno concentrato l’analisi sul rapporto tra il nuovo paradigma produttivo e la condizione operaia, sull’impatto delle nuove tecnologie sul controllo della forza lavoro, sul cambiamento delle competenze richieste nel lavoro di linea e sul piano delle diseguaglianze di reddito. Da questi studi, spesso di taglio etnografico e qualitativo, emerge la necessità di approfondire tematiche ancora troppo sullo sfondo, che nel loro insieme tratteggiano i confini di una “nuova sociologia industriale”, che torni ad analizzare il lavoro dentro i luoghi della produzione e in rapporto alle trasformazioni tecnologiche e organizzative. Occorre quindi fare luce sulle transizioni che avvengono dentro e a ridosso dei confini estesi della (nuova) fabbrica: dai processi di estrazione e creazione di valore, alle pratiche di conflitto e di consenso, fino all’analisi dei rischi e delle opportunità che l’impatto di nuove tecnologie e modelli organizzativi potranno avere sulla qualità del lavoro e sulle relazioni industriali.

La presente proposta è rivolta a contributi di ricerca empirica che analizzino le tematiche sopra illustrate, con riferimento alle realtà italiana e ai modelli regionali che si stanno delineando. Particolare attenzione sarà dedicata a:

  • evidenziare il ruolo sociale delle micro-imprese;
  • analizzare le forme ibride di micro impresa, a cavallo tra profit e no profit, tra economia e produzione culturale, tra tecnologia e innovazione sociale/culturale;
  • analizzare il ruolo delle micro-imprese come infrastruttura sociale dei luoghi;
  • osservare il rapporto tra nuove tecnologie, controllo del lavoro e sforzo umano;
  • chiarire la relazione tra organizzazione industriale e trasformazione tecnologica dei processi produttivi;
  • mettere in luce i modelli di relazioni industriali di fronte all’automazione e alla robotica

Sono altresì gradite proposte teoriche (molto) originali e non di semplice esegesi critica relative alla sociologia dell’impresa e proposte metodologiche avanzate volte ad aggiornare gli approcci e i metodi tradizionali della sociologia dell’impresa. L’approccio degli elaborati avrà natura sia qualitativa che quantitativa e mixed method, con particolare interesse alla produzione di lavori comparati (inclise comparazioni di casi studio locali, ad esempio tra aree urbane e territori marginali, così come tra diversi contesti regionali e nazionali o forme organizzative).

Contatti dei coordinatori  Filippo Barbera (filippo.barbera@unito.it); Roberto Paladini (robertopaladini1983@gmail.com) ; Claudio Marciano (claudio.marciano@unito.it); Maurizio Busacca (maurizio.busacca@unive.it)

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