Sessione 17: PNRR, transizione, sviluppo e territori

Coordinamento:

Luigi Burroni
Università di Firenze
luigi.burroni@unifi.it

Paola De Vivo
Università di Napoli “Federico II”
paola.devivo@unina.it

Gianfranco Viesti
Università di Bari “Aldo Moro”
gianfranco.viesti@uniba.it


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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una importante giuntura critica per il modello di sviluppo italiano e con il suo piano di massicci investimenti pubblici in una ampia gamma di arene ne condizionerà la traiettoria per gli anni a venire. Per quanto si sia ancora in una fase di prima implementazione, iniziano già ad esserci importanti contributi di ricerca sull’architettura istituzionale degli interventi, sulle caratteristiche degli strumenti di policy utilizzati e sui primi impatti socioeconomici di alcune misure, anche in chiave prospettica.

La sessione di propone di raccogliere contributi di ricerca che si interessano a tematiche legate ad alcuni di questi filoni di investimento, in particolare a quelli che hanno una dimensione spaziale/territoriale, con particolare riferimento alla transizione ecologica, alla promozione dello sviluppo economico, alla mobilità, alla promozione dello sviluppo e alla dimensione urbana con riferimento sia alle grandi città sia alle aree che non hanno una connotazione metropolitana. Sono benvenuti paper che affrontano tali tematiche da un punto di vista più teorico, come quelli relativi alla specificazione concettuale di alcuni concetti (ad esempio la riflessione sul concetto di “transizione”) e paper che hanno invece un carattere più empirico e che si concentrano sulle caratteristiche e sull’impatto in termini socioeconomici, del lavoro e delle diseguaglianze, delle politiche per la competitività delle imprese, degli interventi di rigenerazione urbana, degli interventi per la riduzione dei divari territoriali, delle misure per la transizione ecologica.

Sessione 16: Élite locali, élite globali: tendenze e mutamenti al vertice della società

Coordinamento:

Magda Bolzoni
Politecnico di Torino
magda.bolzoni@polito.it

Joselle Dagnes
Università di Torino
joselle.dagnes@unito.it

Luca Storti
Università di Torino
luca.storti@unito.it


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Le recenti crisi globali – la pandemia da Covid-19, il cambiamento climatico, il crash economico-finanziario del 2007-2008 – hanno riacceso l’interesse delle scienze sociali verso le porzioni apicali della società.

In particolare, negli ultimi anni si è fortificata una prospettiva sociologica sulle élite, che si distingue dalla visione dell’economia, la quale è  esclusivamente focalizzata sulle dimensioni del reddito e della ricchezza. Questa prospettiva affonda le sue radici negli studi classici di Wright Mills e Bourdieu e mette in risalto la natura complessa e multidimensionale delle élite.

Coerentemente con questa prospettiva, la presente proposta di panel si basa sul presupposto che osservare le élite economiche permetta di indagare come si rimodulano diversi fenomeni socioeconomici, politici e culturali di ampia portata, riguardanti ad esempio la produzione e riproduzione delle disuguaglianze sociali, la conformazione sociale dei territori, le dinamiche dei processi di policy-making locali e globali.

Il panel intende dunque stimolare un dialogo interdisciplinare tra studiosə di diversa provenienza – sociologia, geografia, economia, politologia e antropologia, in primis – che stanno conducendo riflessioni di taglio teorico e/o ricerche empiriche sulle élite, o che stanno ragionando sulle opzioni metodologiche con cui è possibile studiarle. I paper possono riguardare sia studi focalizzati a livello nazionale o su contesti territoriali circoscritti, quanto progetti di carattere comparativo, realizzati mediante tecniche di analisi qualitative o quantitative.

I temi su cui si sollecitano contributi includono, tra gli altri:

  • Le dinamiche di formazione e riproduzione delle élite economiche e il ruolo giocato dalle crisi globali nel definire continuità e discontinuità;
  • I profili delle élite economiche, in relazione, ad esempio, a variabili quali l’origine sociale, il genere, l’istruzione, la provenienza, anche in un’ottica intersezionale;
  • Il rapporto tra élite economiche ed élite finanziarie, politiche, culturali, e la capacità di influenza esercitata in questi ambiti dalle élite economiche;
  • Le reti di élite transnazionali;
  • Il ruolo delle élite economiche nel dibattito pubblico e mediatico;
  • La filantropia agita dalle élite e il suo impatto sulla società;
  • I rapporti tra le élite economiche e le numerose figure sociali e lavorative che offrono loro opportunità e servizi. Facciamo in primo luogo riferimento agli intermediari commerciali e finanziari, ai consulenti economici e legali, ma anche alle attività connesse all’economia simbolica e del lusso, alle attività legate all’accoglienza e al leisure time e più in generale a quei contesti e attori che si trovano a interagire con le implicazioni socio-spaziali di queste dinamiche;
  • Come le élite economiche ridefiniscono le proprie attività e il loro stile di vita alla luce delle nuove opportunità tecnologiche e di gestione da remoto dei propri interessi;
  • Il modo in cui le élite economiche plasmano lo spazio sociale delle loro relazioni espressive e amicali o strumentali e lavorative, dato il privilegio di potere attivare strategie abitative multi-residenziali o parzialmente nomadiche;
  • Il ruolo delle élite nella costruzione sociale dei territori, mediante la realizzazione di insediamenti abitativi e distretti del lusso, sia a livello bano sia a livello extraurbano
  • Un confronto tra framework teorici e metodologici disciplinari nello studio delle élite.

Sessione 15: Experiments, computational models, and network analysis for the study of socio-economic phenomena

Coordinamento:

Federico Bianchi
Università di Milano
federico.bianchi1@unimi.it

Elena De Gioannis
Università di Milano
elena.degioannis@unimi.it

Raffaele Vacca
Università di Milano
raffaele.vacca@unimi.it


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Understanding and manipulating causal mechanisms is key to analyse the changing complexity of socio-economic phenomena and inform policies. Recent methodological and technological developments allow us to trace the processes linking actors’ decisions and context framing to the social networks in which information, trust, reputation, and norms circulate. First, the growing availability of fine-grained data on social interactions — both digital and traditional — requires the application of specific computational modelling and computer simulations. Moreover, experimental methods and computational simulation allow us to go beyond mere observation of correlations between data and to identify causal relationships more clearly. Finally, manipulation allowed by experiments and computer simulations enables rigorous testing of the impact of organisational design and public intervention. This session aims to collect contributions applying experimental and quasi-experimental methods (e.g., laboratory experiments, field experiments, online experiments, vignettes, or survey experiments), social network analysis, computational simulation models (e.g., agent-based models), and analysis of large digital datasets for studying socio-economic phenomena. Particular, though not exclusive, interest will be devoted to the analysis of socio-economic behaviour, socio-cognitive decision-making processes, the creation and maintenance of cooperation norms, the diffusion of trust and reputation, market network structures, organisations, and networks of support and social cohesion.

Sessione 14: Nuovi pattern spazio-temporali del lavoro e delle organizzazioni

Coordinamento:

Sonia Bertolini
Università di Torino
sonia.bertolini@unito.it

Anna Carreri
Università di Verona, Università di Hasselt
anna.carreri@univr.it


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I cambiamenti dell’organizzazione del lavoro, legati alla transizione digitale, a cui il periodo pandemico ha dato un’accelerazione, e all’evoluzione di alcune professioni e aree del mercato del lavoro terziario, stanno dando forma a plurimi ed inediti schemi spazio-temporali del lavoro in diversi ambiti organizzativi e occupazioni con conseguenze che restano da esplorare. Si pensi ad esempio alle esperienze di smart working, lavoro da remoto e settimana corta nel lavoro dipendente, ma anche ad altre forme ibride di gestione spazio-temporale presenti nel lavoro autonomo e nel lavoro on demand per arrivare sino al nomadismo digitale.

La rottura di un tempo-spazio unico per il lavoro (la fabbrica prima, l’ufficio poi) implica il ridisegno dell’intero processo del lavoro sia dal punto di vista organizzativo che personale: le imprese sono chiamate a costruire nuovi sistemi di sorveglianza e modelli di leadership, i lavoratori e le lavoratrici a riarticolare il contenuto stesso dell’autonomia, del controllo e le routine e le pratiche di conciliazione vita-lavoro. Il tempo e lo spazio si  stanno sempre più configurando come dimensioni dirimenti non solo per la progettazione organizzativa e personale, ma anche per la cultura delle  organizzazioni e del lavoro, aprendo la strada ad una nuova fase di regolazione del lavoro e potenzialmente ad un rinnovato conflitto sociale sul tempo di lavoro e lo spazio di lavoro non scevro del rischio di produrre diseguaglianze sociali.

La sessione offre un contesto per ripensare e porre al centro la chiave di lettura spazio-temporale per l’analisi del ridisegno del processo di lavoro (e della sua articolazione con il non-lavoro), dei nuovi modelli organizzativi e della regolazione del lavoro. Sono accolti contributi sia teorici che empirici (quantitativi e/o qualitativi), di diverse discipline e che utilizzano approcci teorici diversi.

Possibili temi di interesse includono, ma non sono limitati a:

  • schemi innovativi di organizzazione dello spazio e del lavoro, anche in relazione al ruolo della tecnologia (ad es. nel lavoro di piattaforma o nella manutenzione da remoto, etc.);
  • tempi e spazi come dimensioni emergenti della qualità del lavoro (es. nelle relazioni con le dimensioni dell’autonomia, del controllo, della conciliazione vita-lavoro, etc.);
  • soggettività e riconfigurazione dei tempi e degli spazi del lavoro e della vita (interpretazioni, adattamenti, preferenze, strategie, rischi dal punto di vista di lavoratori/trici);
  • la regolazione dei tempi e degli spazi di lavoro e non-lavoro e la contrattazione individuale e collettiva (ruolo delle parti sociali, conflitti, sfide e strategie);
  • il tempo e lo spazio come dimensioni che disegnano nuovi modelli organizzativi (cambiamenti nei sistemi di controllo, nei modelli di leadership, etc.);
  • flessibilità spazio-temporale e diseguaglianze fra popolazioni lavorative (in termini ad esempio di genere, classe sociale, età, disabilità, territori, tipi di aziende).

Sessione 13: Le conseguenze della transizione ecologica su lavoro, territori e disuguaglianze

Coordinamento:

Maura Benegiamo
Università di Pisa
maura.benegiamo@unipi.it

Guido Cavalca
Università di Salerno
gcavalca@unisa.it

Marco Marrone
Università del Salento
marco.marrone@unisalento.it


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La transizione verso nuovi paradigmi sostenibili sta ormai profondamente ridisegnando assetti produttivi e direttrici di sviluppo a livello globale. Tali trasformazioni avvengono però nel quadro di sistemi economici locali spesso strutturalmente segnati da disuguaglianze sia di natura socio-economica che territoriale, oltre che dagli impatti sempre più evidenti della crisi climatica. È questo soprattutto il caso di territori caratterizzati da realtà produttive fragili e da importanti carenze infrastrutturali, aggravati da degradazioni ambientali talvolta irreversibili, una profonda recarizzazione del lavoro e un costante indebolimento delle relazioni  industriali.

Proprio le intersezioni di queste dimensioni ci appaiono decisive per comprendere le conseguenze della transizione ecologica nelle sue varie declinazioni e scale. In particolare, ci sembra necessario analizzare come questa stia riconfigurando le relazioni tra lavoro e territori con esiti ben diversi sul piano dell’occupazione, della gestione dei processi di innovazione e delle diseguaglianze sociali e territoriali. La call vorrebbe quindi ospitare interventi di carattere empirico e teorico, critico o esplorativo, che ragionino in particolare su alcune delle principali traiettorie della transizione ecologica in atto:

a) sulle innovazioni indotte nel settore industriale, come ad esempio quello  dell’industria automobilistica in ragione del passaggio all’auto elettrica, in termini di tecnologie e di nuovi modelli di produzione e occupazione;

b) nell’ambito delle infrastrutture energetiche, con lo sviluppo di alternative, quali ad esempio le fonti rinnovabili, non prive di contraddizioni rispetto al loro impatto sui territori;

c) nel campo dell’agricoltura e delle produzioni agroindustriali più in generale, soprattutto in relazione alla polarizzazione sempre più evidente tra produzioni di qualità e industriali e tra le rispettive forme di organizzazione del lavoro.

Sessione 12: La povertà urbana: specificità locali, modelli e analisi

Coordinamento:

David Benassi
Università di Milano
david.benassi@unimib.it

Andrea Ciarini
Sapienza Università di Roma
andrea.ciarini@uniroma1.it

Enrica Morlicchio
Università di Napoli “Federico II”
enrica.morlicchio@unina.it


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Nonostante il crescente interesse e l’allarme suscitato dall’aumento della povertà e delle disuguaglianze nelle città italiane, rimangono piuttosto limitate le analisi sulle caratteristiche e sui processi sociali e culturali che influiscono sulla distribuzione territoriale della povertà e sulle specificità del fenomeno in ambiente urbano. Il panel proposto mira a colmare questo gap, focalizzando l’attenzione sui processi culturali, sociali ed economici che generano specifiche e diverse forme di povertà a seconda dei contesti territoriali in cui si producono. Diverse analisi hanno già evidenziato come la povertà e anche l’impatto delle politiche di contrasto alla povertà, assumono forme diverse a livello territoriale. Quello che ancora rimane poco indagato è l’influenza dei fattori sociali e culturali che stanno dietro le specifiche forme della povertà a livello urbano e come questi fattori si combinano con la struttura del mercato del lavoro locale. Parimenti limitate sono le analisi che, sempre in ambito urbano, prendono in esame il peso dei fattori sociali e culturali sui processi di implementazione delle politiche di contrasto alla povertà, quali le culture locali di welfare, i sistemi di relazioni industriali preesistenti. Il panel raccoglie proposte di paper sui temi sopramenzionati con una particolare attenzione ai lavori comparati tra città e aree territoriali all’interno di medesime città. I proponenti sollecitano analisi sia di natura etnografica che di integrazione tra banche di dati di tipo nazionale e europeo. Il focus è sulle città italiane ma sono benvenuti contributi di carattere comparativo e volti ad approfondire il valore euristico del concetto di regime di povertà urbano.

Sessione 11: New Frontiers in Expert Labour: Defining Professional Boundaries, Transcending Workplaces

Coordinamento:

Andrea Bellini
Sapienza Università di Roma
andrea.bellini@uniroma1.it

Lara Maestripieri
Universitat Autònoma de Barcelona
lara.maestripieri@uab.cat


Call for papers


In the past five decades, the economic structure of society has undergone a profound transformation, transitioning into a post-industrial era where knowledge plays a crucial role as a production factor. Workers with expertise, commonly known as “experts”, have become key agents of economic development. However, labour market deregulation and outsourcing processes have pushed these workers into precarious forms of employment and self-employment. Moreover, globalisation has facilitated the transnational mobility of workers, creating conditions for a new international division of labour. Concurrently, digitalisation has improved work processes in terms of enhanced efficiency and reduced costs while revolutionising the ways knowledge is produced and disseminated. Together, these processes have expanded the number of expert occupations and professional groups but have made them increasingly differentiated, giving rise to new forms of inequality and instances of marginalisation.

This session aims to solicit theoretical and empirical contributions that examine expert occupations and professional groups experiencing precarious work situations and intense competition. Invited research may employ single or multiple case studies or comparative analyses. We particularly encourage contributions that align with the following topics:

  • Professionalisation processes versus counter-professionalisation approaches in expert labour.

  • Emerging forms of professionalism that lead to systems of inequality driven by market forces, relying on relational and reputational mechanisms.

  • Professionalism as a discursive practice used to (re)define professional boundaries.

  • Deregulation as a regulatory model intended to increase accessibility and competition in professional labour markets, despite resulting in rising inequalities.

  • Differentiation patterns based on employment and working conditions, intersecting with other sources of inequality such as age, gender, ethnicity, and class.

Sessione 10: La digitalizzazione del welfare: processi, dinamiche e meccanismi sociali nel campo delle politiche sociali

Coordinamento:

Eduardo Barberis
Università di Urbino “Carlo Bò”
eduardo.barberis@uniurb.it

Domenico Carbone
Università del Piemonte Orientale
domenico.carbone@uniupo.it

Eleonora Costantini
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
eleonora.costantini@unimore.it


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La rivoluzione digitale ha investito trasversalmente tutti gli ambiti della vita sociale e, da qualche anno, ha coinvolto inevitabilmente anche il campo delle politiche e dei servizi sociali. Spesso accompagnato da una retorica di efficientismo e dall’aspettativa di una riduzione dei costi, il cosiddetto welfare digitale rappresenta una realtà sempre più diffusa sia per quanto riguarda le pratiche di analisi del bisogno, e la relativa programmazione delle politiche sociali, sia per quanto riguarda gli strumenti di coordinamento ed implementazione dei servizi.

Scopo della call è quello di sollecitare la discussione e l’analisi critica sul fenomeno, attraverso contributi di natura teorica ed empirica che affrontino il tema dell’innovazione digitale nel campo del welfare. Sono benvenuti contributi con particolare ma non esclusiva attenzione ad alcune aree tematiche:

  • L’analisi del discorso pubblico sulla digitalizzazione del welfare;
  • Le esperienze di implementazione di pratiche di welfare digitale nel confronto tra diversi contesti locali e internazionali;
  • L’impatto della digitalizzazione del welfare sui processi di governance;
  • L’ingresso nel campo delle politiche sociali di nuovi attori provenienti dai campi dell’innovazione tecnologica;
  • L’impatto della digitalizzazione sulle competenze dei professionisti dei servizi sociali;
  • L’impatto della digitalizzazione sui cittadini: efficacia dei servizi vs rischi di esclusione;
  • L’impatto della digitalizzazione sui rapporti operatori-utenti;
  • Il ruolo delle emergenze nel riorientare i processi di digitalizzazione;
  • Le pratiche di data mining nella definizione e implementazione delle politiche sociali;
  • L’uso di modelli algoritmici come strumenti di misurazione dei bisogni e dei rischi sociali.

Sessione 9: In mezzo ma lontane? Le città medie nel policentrismo italiano

Coordinamento:

Filippo Barbera
Università di Torino
filippo.barbera@unito.it

Angelo Salento
Università del Salento
angelo.salento@unisalento.it


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Migliaia di piccoli Comuni, poche grandi città, molte città medie, conurbazioni, coste, colline e montagne, aree interne, aree vaste dove città e campagna si tengono senza soluzione di continuità, sistemi territoriali bio-regionali. La varietà territoriale o policentrismo è il tratto unificante di un Paese unito dalla diversità. Senza la consapevolezza del policentrismo si ha solo spazio falsamente omogeneo, immobile e vuoto, da disciplinare con scelte “per la competitività” che, in realtà, privilegiano i centri. In questo quadro, è sociologi, economisti, geografi e urbanisti hanno di recente focalizzato l’attenzione sull’Italia-di-mezzo (Si veda F. Curci, A. Kërçuku, A. Lanzani, F. Zanfi, “Italia di mezzo: The emerging marginality of  intermediate territories between metropolises and inner areas”, Region, 10, 1, 2023, pp. 89-112). Come tutte le categorie residuali, anche l’Italia di mezzo è fatta di componenti molto diverse. Questa sessione si focalizza sulle città medie, in gran parte corrispondenti ai poli provinciali, diverse dal punto di vista demografico ed economico, spesso perni funzionali di sistemi locali attraversati da flussi globali (cfr. F. Barbera, F. Lacqua (a cura di), Né grandi né piccole. L’Italia delle città medie, in Il Mulino, supplemento al n. 4/2022). Città medie che faticano a svolgere il ruolo di perni di area vasta, in quanto hanno perduto margini di autonomia, risorse e legittimazione politica allargata oltre i ristretti confini amministrativi. Comuni di taglia media in difficoltà economiche e sottoposti a tagli nei trasferimenti, che si finanziano con crescenti concessioni sull’uso dei suoli contrattate da una condizione di debolezza. Come con l’uso solo tattico e per “fare cassa” delle società multiservizi che gestiscono parti importanti dell’economia fondamentale dei luoghi. Città spesso ricche di piccole e medie imprese, di esperimenti di innovazione economica e sociale; ma anche in dissesto finanziario e incapaci di guidare l’azione collettiva locale in modo mission-oriented. La sessione è rivolta a paper che indaghino il ruolo dell’Italia di mezzo, con particolare riferimento al tema delle città medie e del loro rapporto con il contesto territoriale di riferimento, in relazione al governo dei flussi, alle logiche di sviluppo e insediative, alla capacità amministrativa e di governo, alle difficoltà dell’azione collettiva, al tema delle infrastrutture fondamentali e ai processi di innovazione economica e sociale.

Sessione 8: Social stratification in contemporary societies: mechanisms and comparisons

Coordinamento:

Gabriele Ballarino
Università di Milano
gabriele.ballarino@unimi.it

Fabrizio Bernardi
Universidad Nacional de Educación a Distancia, Madrid
fbernardi@poli.uned.es

Floriane Bolazzi
Università di Milano
floriane.bolazzi@unimi.it


Call for papers


Social stratification research is about to enter its second century of existence: Sorokin’s pioneering book on Social Mobility was in fact published in 1927. As a cumulative international research endeavor, it has made huge advancements  over the decades and has achieved wide prestige among sociologists and social scientists in general. Today we know quite well the structure of the relationships between family background, education and occupational achievement in industrial and post-industrial societies, that is the OED triangle (Origin-Education-Destination), and we also know how such relationships change over genders, ancestry and migratory background.

However, much remains to be done. Actually, despite such long-term success, the paradigm of social stratification research is currently being challenged by many points of view. On one side, the diffusion of the potential outcomes framework from economics towards the other social sciences pushes stratification scholars to ask questions about the causality of the relationships included in the OED triangle. To what extent parental occupation actually “causes” school achievement? And, in turn, how much occupational achievement is actually “caused” by education? Does parental occupation actually “cause” some advantage even when education is accounted for?

On the other side, the increase of income inequality within countries is hardly matched in occupational terms, since scholars observe a general upgrading of occupations, stronger in Western Europe but to be seen also in the US. There is then an increase in income heterogeneity within occupations, which has prompted some researchers to critically challenge the  relevance of occupation-based measures for the study of stratification.  The upsurging interest in intergenerational mobility among economists, who favor income and wealth to measure the fluidity of a society, shows how intergenerational transmission within the economic dimension is crucial for the understanding of increasing income inequality in contemporary societies.

In order to respond to both strands of criticism and to consolidate our research endeavor, we feel stratification researchers should put more effort into the study of the mechanisms underlying the (probabilistic) regularities they have been able to describe until now. A way to go in this direction is comparison, both over time (longitudinal studies of the life course and/or occupational careers) and over space  (not only the standard cross-country comparison but also within-country comparisons of smaller geographic units, such as regions, provinces or even neighborhoods).

This session, then, particularly seeks papers that look at social stratification and mobility in comparison, over time and space, and that are able to use comparison as a means to gain understanding of the socio-economic and political mechanisms producing social stratification and reproducing it over generations. However, also traditional papers that look cross-sectionally at aspects of social mobility and stratification in a single country are welcome. Moreover, papers that include measures of income and/or wealth in the analysis and papers reasoning about new criteria of social classification are most welcomed.