Sessione 9 – Transizioni digitali: continuità e discontinuità in mercati, organizzazioni e lavoro

Coordinatori: Davide Arcidiacono (Università degli Studi di Catania); Attila Bruni (Università degli Studi di Trento); Laura Sartori (Università degli Studi di Bologna)

Le tecnologie digitali e i processi di digitalizzazione (tanto sotto forma di software, algoritmi e sistemi di d’intelligenza artificiale, quanto di infrastrutture informative, piattaforme e nuovi modelli di business) si presentano come un ecosistema plurale di disegni organizzativi e di pratiche lavorative che aprono nuovi mercati o ri-configurano e re-intermediano quelli esistenti, modificando altresì tradizionali dicotomie spaziali (prossimità-lontananza, privato-pubblico, virtuale-reale).

La pandemia ha rappresentato in questo senso un acceleratore di questi processi, radicalizzando una sorta di “soluzionismo” tecnologico che è stato in qualche modo trasfuso sia nelle attività sperimentate durante la crisi sanitaria (si pensi alla digitalizzazione di molti servizi della PA o alle diverse forme di lavoro da remoto), sia nell’immaginario e nella progettazione del dopo pandemia. La transizione verso il digitale, tuttavia, non è guidata soltanto dalla disponibilità di offerta delle tecnologie contemporanee, ma anche dalla possibilità di disporre di lavoratori variamente qualificati (e localizzati) che, a diversi livelli e in diversi stadi, lavorano per le tecnologie, ad esempio anche solo prendendosi cura della loro implementazione e manutenzione. Per altrettanto, gli algoritmi sono programmati in continuità con modelli organizzativi tradizionali, anche nelle imprese votate alla digitalizzazione innovativa (es: Amazon), per cui le tecnologie sono utilizzate per riprodurre ed affinare sistemi e pratiche di controllo del lavoro tipiche dei modelli fordisti. Le piattaforme digitali stesse sembrano sposare un modello organizzativo non così diverso da quello delle adhocrazie e tendono a essere soggette a diverse pressioni isomorfiche.

A fronte dei processi di digitalizzazione del lavoro e di virtualizzazione e frammentazione dei processi organizzativi, numerose pratiche lavorative e organizzative conservano però la loro materialità. Chiamano in causa oggetti, artefatti, corpi e movimenti, fino alla ri-valorizzazione e al recupero di attività lavorative tipicamente manuali e artigianali (tanto nella manifattura, nella cura alla persona o nell’agri-food), spesso quale garanzia di autenticità e in opposizione alla perdita di contatto con un mondo sempre più astratto e impalpabile.

Con questa sessione siamo quindi interessati a raccogliere contributi orientati a:

  • evidenziare, le continuità/discontinuità tra forme ‘analogiche’ e ‘digitali’ di lavoro, organizzazione e costruzione dei mercati, nonché le loro convergenze e divergenze;
  • mostrare lo stratificarsi di tecnologie e pratiche di lavoro, insieme all’ibridazione delle strutture organizzative e alla costruzione di mercati dai confini sempre più complessi;
  • interrogare criticamente i processi di transizione al digitale, a partire dagli attori organizzativi e dal lavoro online e offline che tali processi chiamano in causa, anche da un prospettiva storico-longitudinale;
  • aprire la scatola nera di algoritmi e sistemi d’intelligenza artificiale, mostrando tutto il lavoro di backstage a cui sono chiamati gli umani (“ghost workers”), che devono pulire e categorizzare i dati per allenare tali sistemi;
  • riflettere teoricamente e metodologicamente sulle sfide che la coesistenza di sistemi analogici e digitali di lavoro, organizzazione e scambio economico pongono agli approcci sociologici tradizionali.

Contatti dei coordinatori: Davide Arcidiacono (davide.arcidiacono@gmail.com); Attila Bruni (attila.bruni@gmail.com); Laura Sartori (l.sartori@unibo.it)

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