#2/2014 – GIAN PRIMO CELLA con Roberto Pedersini

Quanto hanno contato nella sua esperienza di ricerca e intellettuale le relazioni con studiosi di altre discipline?

Gian Primo Cella e Tiziano Treu, Universtità Cattolica di Milano, 2008 Nel mio caso è stato particolarmente importante il contatto con i giuristi del lavoro, coi quali ho sviluppato collaborazioni intense: soprattutto con Treu, già a partire dagli anni della Cattolica, ma ci sono stati e ancora ci sono rapporti con altre grandi figure. Riconosco che, per me, il rapporto con Giugni è stato fondamentale: è sicuramente una delle persone che più ha contato per la mia formazione e la mia esperienza intellettuale e di ricerca e, sia pure in senso lato, quella politica. Lo conobbi in un seminario sulla contrattazione organizzato da Franco Angeli alla fine degli anni Sessanta, al quale partecipai con Giugni e Umberto Romagnoli, e poi continuammo a frequentarci, probabilmente c’era anche una simpatia, una stima reciproca. Nel 1977 o nel 1978, la casa editrice De Donato, presso la quale avevo pubblicato due libri, decise di istituire una direzione della collana Movimento operaio, la “collana gialla”. Era una collana importante sulla quale scrivevano intellettuali e studiosi della sinistra intesa in senso ampio. L’editore offrì la direzione della collana a una triade, di cui facevo parte assieme a Giugni e Aris Accornero. Ovviamente le origini culturali dei tre erano significative: Giugni socialista, Accornero comunista e io la sinistra diciamo cattolica, cislina. Lavorammo alla direzione per qualche anno, poi la casa editrice chiuse.

giornale di diritto del lavoroPoi ho partecipato al comitato editoriale e di direzione del Giornale di Diritto del Lavoro e di Relazioni Industriali di Giugni, dove Giugni e io firmavamo la rassegna degli studi. Ovviamente, Gino faceva la rassegna di studi di diritto del lavoro e io quella di relazioni industriali. Chiaramente era più importante la sua, perché la disciplina era molto collana giallapiù forte e il ruolo e il prestigio che aveva Giugni nella disciplina erano elevatissimi; però anche la mia aveva una sua importanza. L’abbiamo fatto per molti anni, ne saranno uscite una decina. Era un’attività impegnativa: ogni anno lo chiamavo “il tormentone”, perché era un impegno gravoso (ad un certo punto l’ho fatta biennale ed era un po’ più leggera). Ma è stata importante, perché mi ha fatto conoscere al di fuori della nostra disciplina e mi ha consentito di conoscere e apprezzare i lavori di studiosi di altre tradizioni. Era una rassegna di relazioni industriali e quindi conteneva lavori di Sociologia, alcuni contributi di Diritto aperti sul fronte delle Relazioni industriali, e poi gli storici, gli economisti. In quegli anni, ho ricevuto anche qualche lettera di qualcuno che mi diceva: “Meno male che ne parla lei, che si è ricordato di questo nostro studio!”.

Per la collaborazione con i giuristi conta di più l’oggetto comune o la prospettiva analitica?

Cella e TreuInnanzitutto, solo pochi grandi giuristi capiscono pienamente la logica delle Relazioni industriali, come Giugni e Otto Kahn-Freund, per dire, ma anche il nostro amico Treu è uno capace di maneggiare la materia. La comunanza sull’oggetto è importante perché genera punti di vista diversi. Ho sempre avuto un’ammirazione perla capacità argomentativa dei bravi giuristi…

E le altre discipline? L’economia?

Con gli economisti ci sono state attività di collaborazione e contatti personali con persone e amici come Carlo Dell’Aringa e Michele Salvati. Ma ormai gli economisti sono così trincerati dietro una disciplina così forte ed esigente dal punto di vista scientifico e metodologico che non hanno bisogno di rapporti con nessuno. Questi rapporti sarebbero necessari, in taluni casi ci sono, ma non ho avuto esperienze dirette. Mentre invece le ho avute con gli storici. In questo senso, ho frequentato a lungo gli storici del lavoro e gli storici del movimento sindacale, con i quali c’è stata una collaborazione notevole. In effetti, in certi momenti credo di avere avuto più contatti con le discipline al di fuori della sociologia, con i giuristi e gli storici.

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