Sessione 2 – Formazione di capitale umano e produzione di conoscenza:  il sistema universitario dopo il PNRR

Marino Regini, professore emerito di Sociologia economica, Università di Milano

Giliberto Capano, professore ordinario di Scienza politica, Università di Bologna

Matteo Turri, professore ordinario di Economia aziendale, Università di Milano

 

Le pagine del PNRR dedicate alla “Missione 4: Istruzione e ricerca” non si aprono con considerazioni relative agli interventi necessari per migliorare il funzionamento interno di questi settori, ma con la seguente affermazione: “La Missione 4 mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca”. 

Si tratta di un’impostazione molto lontana da quella tradizionale, tutta interna al settore universitario, il cui obiettivo non era quello di valorizzare il contributo che l’università può dare allo sviluppo del Paese, ma di migliorare il suo funzionamento interno attraverso maggiori risorse e normative più adeguate. Quella visione proiettata esclusivamente sui problemi interni viene sfidata dall’arrivo della pandemia e dalla conseguente crisi economica. Si diffonde infatti la consapevolezza che il superamento di questa crisi richiede il superamento del modello di sviluppo perseguito in Italia negli ultimi decenni, che ciò richiede forti investimenti in ricerca e una forza lavoro altamente qualificata, e che l’università deve dunque diventare il motore di un nuovo tipo di sviluppo. 

E’ in questa nuova visione dell’università, da servizio mirato esclusivamente a una crescita professionale dell’individuo e a un arricchimento culturale della società a fattore cruciale anche per un mutamento del modello di sviluppo del Paese, che si inserisce il PNRR, con gli ingenti fondi stanziati e le riforme previste. Ma la precondizione della sua efficacia è quella di individuare con chiarezza le cause di quelle “criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca” menzionate sopra. Come possiamo valutare la diagnosi dei problemi dell’università italiana che appare implicita nella formulazione del PNRR e i conseguenti interventi previsti? Sicuramente adeguati dal punto di vista quantitativo. Ma possiamo dire altrettanto dal punto di vista qualitativo, cioè dell’effettiva capacità di individuare e affrontare i nodi cruciali della performance insoddisfacente del sistema universitario italiano e di offrire risposte risolutive? Per dare risposte a queste domande appare necessario il contributo di diversi saperi e tradizioni disciplinari, che vengano sollecitati a confrontarsi e a dialogare fra loro.

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