Sessione 6 – Social Experiments for Social Sciences 

Davide Barrera (davide.barrera@unito.it), University of Turin; Giulia Bocca (giulia.bocca@eui.eu) European University Institute; Sara Romanò (sara.romano@unito.it), University of Turin 

Laboratory experiments have a long tradition in social psychology, whereas relatively recently their diffusion underwent a very fast growth in social sciences. The main reason of their success is that social experiments are particularly suitable for the analysis of causal relations and the study of micro mechanisms. The experimental methodology toolkit has become increasingly richer. Next to the more traditional lab- and field experiments, the toolkit now includes online experiments, often conducted on random samples of the general population, as well as the so-called lab-in-the-field experiments. These recent developments greatly improved the external validity of experimental findings, thereby enlarging the scientific scope of experimental research. 

Moreover, by virtue of the integration between experimental and computational research it becomes possible to investigate the emergence of large-scale social phenomena and test non-linear generative mechanisms.   

 

The session aims at collecting studies applying experimental methods – lab, field, online, and lab-in-the-field – that focus on the micro-mechanisms underlying the emergence of social and economic phenomena. Studies integrating experimental and computational research are also welcomed. We will appreciate empirical contributions from different disciplines. Below, we provide a non-exhaustive list of examples of possible topics: 

  • Conflict and cooperation 
  • Social norms and institutions
  • Personal, relational, or generalized trust (genesis, evolution, and consequences) 
  • Reciprocity, shadow of the past 
  • Reputation, shadow of the future 
  • Diffusion

 

Proposals can be in Italian or English or Spanish. 

Sessione 11 – Aprire la scatola della finanziarizzazione

Niccolò Casnici (Università di Brescia)

Joselle Dagnes (Università di Torino)

Valentina Moiso (Università di Torino)

 

Negli ultimi tre decenni i processi di finanziarizzazione dell’economia e della società – i.e. la penetrazione di dispositivi e logiche di tipo finanziario tanto nei meccanismi di regolazione dell’economia, quanto negli schemi di gestione aziendale, nell’amministrazione delle risorse pubbliche, nella vita quotidiana – si sono diffusi in tutto il mondo occidentale, Italia compresa.
Per comprendere questi cambiamenti sono necessari schemi interpretativi multilivello, che tengano insieme fattori macro-strutturali, meso e micro-sociali, osservando da più angolazioni le percezioni degli attori sociali e le loro rappresentazioni di un mondo – quello della finanza – radicato all’interno di architetture regolative, impalcature istituzionali, schemi culturali e routine quotidiane.

Anche l’infrastruttura tecnologica gioca un ruolo chiave. I dispositivi socio-tecnici che connettono individui e mercati sono spesso intrinsecamente performativi: plasmano nuove pratiche sociali ed economiche, sia in ambito organizzativo sia nella vita di tutti i giorni.

Oltre a indagare i fattori che alimentano i processi di finanziarizzazione, è dunque opportuno studiarne le implicazioni sociali, con particolare attenzione (i) al mutamento delle logiche di redistribuzione della ricchezza e all’aumento delle disuguaglianze sociali, (ii) ai cambiamenti degli assetti di governance delle imprese (iii) alle mutazioni dei comportamenti di risparmio e investimento individuali e (iv) alle trasformazioni del rapporto tra denaro, percezione del sé e intimità.

Con queste premesse, la sessione è aperta a contributi teorici ed empirici, anche di taglio interdisciplinare, su temi quali:

  • Mercati finanziari, strumenti di regolazione e assetti regolativi
  • Finanza e disuguaglianze sociali
  • Studi sociologici sul denaro
  • Finanza, assetti proprietari, governance d’impresa, lavoro
  • Trasformazioni del sistema bancario
  • Finanza, welfare, politiche pubbliche, finanziamento alle imprese o allo sviluppo locale
  • Ruolo e trasformazione delle élite economico-finanziarie
  • Finanza, tecnologia e modelli economici
  • Finanza e social media
  • Rapporto tra finanza, culture e religioni
  • Finanza e mercati illegali
  • Modelli alternativi di finanza
  • Educazione finanziaria
  • Strategie di risparmio e investimento delle famiglie
  • Nuove pratiche di consumo e di indebitamento
  • Riflessioni sui metodi e gli strumenti di analisi dei mercati finanziari.

Sessione 10 – Digitalizzazione nel/del welfare: le sfide interpretative della transizione in atto

Eduardo Barberis (Università di Urbino Carlo Bo)
Domenico Carbone (Università del Piemonte Orientale)
Eleonora Costantini (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)

Discussant: Massimo Campedelli (Scuola Sant’Anna di Pisa)

Nel corso degli ultimi anni, non ultimo a seguito dell’accelerazione conseguente la crisi pandemica, il tema della digitalizzazione nel/del welfare ha trovato un proprio spazio anche nel dibattito
accademico e di policy. Analogamente a quanto accaduto per i settori produttivi, l’innovazione digitale porta con sé una retorica imperniata sull’efficienza e sulla riduzione dei costi – che chiama
in causa, più in generale, le priorità di spesa in settori che non raramente lamentano inadeguate coperture dei bisogni. Gli studi empirici prodotti mirano tuttavia a decostruire tale retorica, rendendo giustizia alla complessità che l’introduzione di tecnologie digitali porta con sé almeno su quattro livelli, tra loro interconnessi: quello della governance; quello delle organizzazioni coinvolte; quello di mercato e quello della relazione tra professionista e persona beneficiaria della prestazione di welfare, a valle dell’intero processo, con innegabili ricadute anche sull’organizzazione del lavoro e sulla trasformazione delle professioni.

Se è chiaro che la transizione digitale del/nel welfare è un processo che caratterizza il presente e che si pone come driver di cambiamento, è altrettanto evidente come siano necessari sforzi conoscitivi, da parte di più discipline, in grado di cogliere la natura più profonda dei possibili cambiamenti conseguenti alla transizione in atto, dotandosi di categorie interpretative che si discostino, almeno parzialmente, da quelle utilizzate per la più ampia “quarta rivoluzione industriale”.

La call si propone di attraversare la digitalizzazione del/nel welfare secondo le quattro dimensioni sopra elencate, eventualmente anche accorpando i contributi che perverranno in sotto-sessioni tematicamente omogenee.

• Livello della governance: supporto che le nuove tecnologie possono fornire ai processi decisionali, promuovendo un coordinamento reticolare e conseguenti flussi informativi; natura e formato della conoscenza, pratiche di data mining nella definizione e implementazione delle politiche sociali e modelli algoritmici come strumenti di misurazione dei bisogni e dei rischi sociali; ingresso nel campo delle politiche di welfare di attori provenienti dai campi dell’innovazione tecnologica.

• Livello organizzativo: trasformazioni intra e inter-organizzative; impatto sulle competenze dei lavoratori e delle lavoratrici; impatto sull’efficacia dei servizi erogati e sulla copertura dei
bisogni; retoriche del cambiamento.

• Livello del mercato: rapporto fra fornitori e committenza pubblica dei servizi/prodotti digitali; posizionamento di mercato dei fornitori; caratteristiche sociotecniche dei prodotti/servizi.

• Livello della relazione: impatto della tecnologia digitale nei rapporti tra personale operativo e utenza delle politiche; opportunità e minacce nella riconfigurazione della relazione tra
professionista e utente; nuovi profili giuridici e regolazione delle professioni.

Sono benvenuti contributi sia teorici che empirici, che prendano in considerazione i processi di digitalizzazione in Italia, in altri Paesi del Nord Globale, così come contributi comparativi.

Sessione 9 – Gender inequalities over the life-course

Anna Zamberlan (Università di Trento)
Daniela Piazzalunga (Università di Trento)
Stefani Scherer (Università di Trento)

Gender inequality remains stubbornly high, notwithstanding relevant changes over the recent decades. Inequalities based on gender penetrate basically every area of society, including
education, employment, income and wealth, family dynamics, health and healthy aging, political participation, and others again. Yet, gender differences vary considerably over these spheres,
over the life-course, and across countries. Life-course events are clearly related to inequalities, but often the development of inequalities over the life-course and the related accumulation
processes are not in the spotlight. On top, notable differences exist across social segments of society. Despite its high salience, gender is neither the only cleavage in society, nor can it be
understood as detached from other inequalities. While gender differences are amply documented, only recently has the intersection of gender and other social divides received
increasing attention. When analysing disparities within the group of women (or of men) based on factors such as education, social class, or migration background, a more complex structure
of inequalities emerges.

Social policy tries to intervene in various ways to mitigate existing inequalities, but the consequences are not always straightforward. The already advantaged might gain even more
from interventions, and trade-offs might exist across different spheres, often contributing to increasing inequalities rather than reducing them.
This session invites papers contributing to our understanding of the drivers and correlates of gender inequalities in the various spheres, their dynamics over the life-course, the possibility
to intervene through social policies, as well as their consequences. Structural factors like economic crises, the recent pandemic, or the broader socio-economic context might exacerbate
or mitigate the existing inequality structure. Cultural processes are relevant too, including the social transmission of values, beliefs, norms, and behaviours across generations and within
social groups. Policy interventions to alleviate inequalities come with mixed results and potential inequality trade-offs.

We welcome contributions providing empirical research (quantitative or qualitative in style) on related topics. Preference will be given to contributions dealing with intersections among
various inequalities, their accumulation over life, and the policy interventions trying to deal with them. We explicitly invite also contributions in English.

Sessione 8 – Professioni e occupazioni in e per una società che cambia

Stefano Neri (Università di Milano)

Elena Spina (Università Politecnica delle Marche)

Giovanna Vicarelli (Università Politecnica delle Marche)

 

Partendo dalle riflessioni emerse nel panel “Professioni in transizione e crisi pandemica” del Convegno SISEC 2022, incentrato sulle trasformazioni endogene ai gruppi professionali, nel presente convegno SISEC 2023 si intende portare l’attenzione su come le professioni (e le occupazioni più in generale) si stiano muovendo in risposta ai grandi processi trasformativi che si profilano nelle società contemporanee a seguito della crisi pandemica, dei conflitti geopolitici, della transizione ecologica.
In questo quadro, si intende portare l’attenzione, da un lato, sui cambiamenti che stanno vivendo le professioni e i gruppi occupazionali in una società in trasformazione. Si vogliono indagare, ad esempio, le dinamiche che, all’interno di uno stesso gruppo e/o tra essi, stanno dando origine a nuovi profili e/o a nuovi segmenti di lavoro, al rimodellamento delle relazioni di potere o a nuovi posizionamenti economici e di status.
Dall’altro, si vuole provare a capire quale sia il contributo che le professioni/occupazioni stanno sviluppando per il cambiamento sociale: quale riflessività, ad esempio, stanno elaborando sulle trasformazioni in atto o future; in che misura stanno progettando nuove strategie occupazionali; come si stanno organizzando in termini di voice e/o di azioni di lobbying.

La logica che sottende l’organizzazione del panel va nella direzione di superare le frontiere disciplinari. Si auspica pertanto il coinvolgimento di studiosi di discipline diverse (l’economia, la scienza politica, la storia economica, le discipline giuridiche, la demografia, le scienze cognitive, le behavioral sciences contemporanee), ma anche di sociologi economici i cui campi di interesse non ricadano necessariamente nella sociologia delle professioni (mercato del lavoro, welfare ecc.) nell’idea che attraverso l’interdisciplinarietà, interna ed esterna, si possa essere maggiormente in grado di intercettare i cambiamenti culturali e strutturali che si vanno prefigurando.

 

Sessione 7 – A “middle class crisis”? The (persistent) relevance of social classes over individuals’ working life courses

Gabriele Ballarino (University of Milano)

Paolo Barbieri (University of Trento)

Filippo Gioachin (University of Trento)

 

Social class has been for long time regarded as a vanishing concept – or as a “zombie concept” – increasingly useless to understand the “new” changes of western societies. The rhetoric of the “end of class” gained broad consensus in the last decades among sociologists – notwithstanding the rising tide of income inequality. A different storytelling focuses on the so called “middle class crisis”: this idea of the “vanishing middle”, originally from the US, got credit both within the public discourse and also among social scientists and economic sociologists. Of course, the security and prosperity of the middle class – the backbone of modern societies, however defined – is essential for economic growth and socio-political stability. However, the narratives about the “endangered middle class”, especially in response to macro-level shocks and societal changes such as the spreading of technology and globalization, have tended to obscure the wider issue of the distribution of inequalities and the persisting stratification of social risks within post-industrial societies. While economic research has given some, quite limited, hints of polarization, as sociologists we know that opportunities and life-course economic/social rewards stem from individuals’ occupational position. Issues such as power, privileges, and identities are tightly linked to the underlying social structure, and although societal changes are influencing life and work trajectories, the underlying structural mechanisms of social inequality are expected to persist.

Within our discipline, though, some perspectives challenge this vision and portray a modernity (and related transformations) leading us towards an inevitable erosion of social classes, with a “democratization” of social and economic risks spreading throughout all societal strata that also reach traditionally “safe” middle (and upper) classes. Advocates of an “individualized” and “class-free” society now inductively describe the contemporary stratification as based on cultural belonging, tastes and consumption. Against this backdrop, the question about the “crisis” or the “squeeze” of the middle class intrinsically becomes one about the relevance of the occupational-based structure in explaining differences in post-industrial individuals’ life courses, among which the ability to shelter against economic disadvantages and social risks.

In this session, we thus invite contributions and reflections on the concept and measurement of class and empirical works on the occupational/class stratification of job, income, and wealth inequalities along working careers, as well as about economic changes such as the differential exposure to job and economic insecurity, (in-work) poverty risk, social exclusion, and various forms of labour market discriminations. We expect to receive longitudinal enquiries about the unfolding of individuals’ life courses and careers, either from one (or few) specific country/ies or of comparative nature. We pose particular interest in the interaction between the individual structural conditions and (changes in) the institutional arrangements; the role of institutions as mechanisms originating (new forms of) inequalities or as moderators of pre-existing ones. We also welcome motivated cross-sectional analyses of the specific functioning of class/inequality mechanisms. We will particularly favour contributions that assess the structure of inequalities in a diachronic perspective, thus incorporating structural and institutional changes along periods, birth cohorts, and over the work-life course. Another important aspect is the intersection between social classes and other ascriptive features such as, for instance, gender and ethnic background. Even if these topics are generally addressed through quantitative approaches, we are also interested in receiving qualitative contributions as long as they are theory-driven.

Submissions and presentations could be either in Italian or in English.

Sessione 5 – La sfida della reindustrializzazione: il lavoro nell’industria che cambia tra green deal e trasformazione digitale

Sara Caria (Università di Modena e Reggio Emilia), Matteo Rinaldini (Università di Modena e Reggio Emilia)

Il mondo dell’industria sta attraversando profondi cambiamenti. La progressiva digitalizzazione della produzione e l’adesione al paradigma Industria 4.0 comporta la ristrutturazione dei processi produttivi e organizzativi, nelle OEM, ma anche nella composizione e l’organizzazione delle filiere.  D’altro canto, le esigenze di decarbonizzazione spingono verso l’uso sempre più intensivo di fonti rinnovabili e di meccanismi di economia circolare. A queste due tendenze globali si sommano altri elementi di discontinuità: la scarsa resilienza nelle catene produttive emersa durante la pandemia ed aggravatasi con il conflitto in Ucraina; il rafforzamento delle dinamiche di rilocalizzazione che possono potenzialmente ridisegnare la geografia del settore; i nuovi fattori alla base della competitività delle filiere. I diversi attori coinvolti su scala locale, nazionale e globale sono obbligati a ripensare gli ecosistemi produttivi e le politiche industriali.

Ne deriva un impatto enorme sulle imprese, sull’occupazione (in termini quantitativi e qualitativi), sui sistemi di relazioni industriali, sull’organizzazione e le condizioni del lavoro, che suscita nelle scienze socioeconomiche, un rinnovato interesse dopo anni di relativa marginalizzazione.

L’automotive rappresenta un caso emblematico: la spinta verso la mobilità elettrica e la sempre maggiore integrazione del settore con il digitale comportano una drastica riorganizzazione della filiera a livello globale e l’incorporazione di competenze digitali in un comparto da sempre improntato alla meccanica. 

La sessione intende riflettere sulla sfida della reindustrializzazione, focalizzandosi sulla portata tanto dei processi di trasformazione e riconversione dell’industria manifatturiera, quanto sulle ripercussioni nelle figure professionali coinvolte nei processi produttivi. Si incoraggiano i partecipanti a contribuire a questo dibattito, mediante diversi approcci teorico-disciplinari e geografici, su tematiche quali: 

  • la riconfigurazione di ecosistemi produttivi e di innovazione, filiere, cluster e distretti industriali a fronte delle attuali trasformazioni tecnologiche e organizzative;
  • gli impatti della transizione all’elettrico e della trasformazione digitale sull’occupazione, sulla composizione della forza lavoro del settore, sull’organizzazione, sulle condizioni e sui contenuti del lavoro nell’industria, sui nuovi fabbisogni formativi;
  • le opportunità e le sfide che affrontano i sistemi di relazioni industriali e gli attori che ne fanno parte.

Sessione 4 – Gender Inequalities in Education: Achievements, Choices, and Consequences

Emanuele Fedeli – Università degli Studi di Trento (email: emanuele.fedeli@unitn.it)
Ilaria Lievore – Università degli Studi di Trento (email: ilaria.lievore@unitn.it)
Ilaria Pietropoli – Università degli Studi di Trento (email: ilaria.pietropoli@unitn.it)

A growing body of economic and sociological research has focused on gender disparities
and gender inequalities in several crucial long-term life outcomes in recent years. The
experience of COVID-19 has contributed to exacerbating pre-existing gender gaps and
disparities, especially when looking at the educational and labour market contexts. Previous
literature shows that gender disparities in educational choices, aspirations, expectations,
achievements and attainments are substantial at each stage of the educational path. Such
differences favour either boys (e.g., maths) or girls (e.g., more schooling), depending on the
outcome under analysis. Despite increased participation of women in tertiary education,
research still underlines female constraints and restrictions also in terms of access to the
labour market, segregation, careers and earnings.
This also translates in a mismatch between women’s educational success and their actual
possibilities in the job market, making necessary a new focus on expectations, values,
choices and aspirations by gender, both within the school context and the job market
environment.
This call aims at including contributions regarding gender differences in the educational
context, consequently in the labour market and the school-to-work transition, welcoming
both quantitative and qualitative contributions, as case studies or with a comparative
perspective.
Any of the following or related items are welcome:
• Gender differences in educational achievements and attainments
• Gender differences in educational choices and fields of studies
• COVID-19 impact on gender inequalities
• Gender differences in school-to-work transition
• Gender differences in educational and career aspirations and expectations
• Gender differences in labour market outcomes linked to educational inequalities

Sessione 3 – Parents and Children Life Course. Interdependences across generations and the moderating role of the context

Danilo Bolano & Nicoletta Balbo – Università Bocconi di Milano

This session mobilizes a key concept of life course sociology: the notion of linked lives. Changes in one
person’s life course pathway may lead to changes in other people’s lives. We do not live in a vacuum,
but are embedded in a web of relationships which results in a relevant dependence of an individual’s
attitudes and behaviours from members of the same group or network. That is particularly relevant
for the individual’s most proximal network, that is the family.
Individual actions are the results of shifting circumstances stemming from changes in behaviors of
relevant others. The aim of the session will be to bring together evidence on how and at what extend
life events and conditions of the parents’ generation can have an impact on events and trajectories on
the children’s generation and vice versa. For example, parental job loss might have negative effects on
the development of children; health problems during the childhood might not only affect the
development of the child, but may easily become a source of distress for parental employment and
couple relationship, depending on how parents adjust to the health needs of their children. Similarly,
strong interdependencies and intergenerational relationships might exist among adult children and
their older parents and/or across three generations: for instance, the trade-off between working
time/labor force participation and the need of providing grandchildren care.
The strength of the links among family members likely depends on the context. Macro-structural
contexts and social policies set constraining or enabling opportunity structures for individual agency
that jointly shape life courses. Studies, both qualitative and quantitative, that explore the role of
welfare and society in shaping the interrelationship across generations are particularly welcome.
Given the focus of the SISEC2023 on the relevance of having a multi-disciplinary approach to the
study of social processes, the coordinators believe that life course being traditionally a non-dogmatic
approach, multi-disciplinary and multi-method in its essence is a relevant framework for the study of
« società che cambia »

Sessione 2 – Formazione di capitale umano e produzione di conoscenza:  il sistema universitario dopo il PNRR

Marino Regini, professore emerito di Sociologia economica, Università di Milano

Giliberto Capano, professore ordinario di Scienza politica, Università di Bologna

Matteo Turri, professore ordinario di Economia aziendale, Università di Milano

 

Le pagine del PNRR dedicate alla “Missione 4: Istruzione e ricerca” non si aprono con considerazioni relative agli interventi necessari per migliorare il funzionamento interno di questi settori, ma con la seguente affermazione: “La Missione 4 mira a rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca”. 

Si tratta di un’impostazione molto lontana da quella tradizionale, tutta interna al settore universitario, il cui obiettivo non era quello di valorizzare il contributo che l’università può dare allo sviluppo del Paese, ma di migliorare il suo funzionamento interno attraverso maggiori risorse e normative più adeguate. Quella visione proiettata esclusivamente sui problemi interni viene sfidata dall’arrivo della pandemia e dalla conseguente crisi economica. Si diffonde infatti la consapevolezza che il superamento di questa crisi richiede il superamento del modello di sviluppo perseguito in Italia negli ultimi decenni, che ciò richiede forti investimenti in ricerca e una forza lavoro altamente qualificata, e che l’università deve dunque diventare il motore di un nuovo tipo di sviluppo. 

E’ in questa nuova visione dell’università, da servizio mirato esclusivamente a una crescita professionale dell’individuo e a un arricchimento culturale della società a fattore cruciale anche per un mutamento del modello di sviluppo del Paese, che si inserisce il PNRR, con gli ingenti fondi stanziati e le riforme previste. Ma la precondizione della sua efficacia è quella di individuare con chiarezza le cause di quelle “criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca” menzionate sopra. Come possiamo valutare la diagnosi dei problemi dell’università italiana che appare implicita nella formulazione del PNRR e i conseguenti interventi previsti? Sicuramente adeguati dal punto di vista quantitativo. Ma possiamo dire altrettanto dal punto di vista qualitativo, cioè dell’effettiva capacità di individuare e affrontare i nodi cruciali della performance insoddisfacente del sistema universitario italiano e di offrire risposte risolutive? Per dare risposte a queste domande appare necessario il contributo di diversi saperi e tradizioni disciplinari, che vengano sollecitati a confrontarsi e a dialogare fra loro.