Comitato scientifico e organizzativo

Gabriele Ballarino, Università di Milano, Presidente SISEC

Sonia Bertolini, Università di Torino

Vando Borghi, Università di Bologna

Luigi Burroni, Università degli Firenze

Barbara Giullari, Università di Bologna

Rosangela Lodigiani, Università Cattolica del Sacro Cuore

Cecilia Manzo, Università Cattolica del Sacro Cuore

Anna Mori, Università di Milano

Emmanuele Pavolini, Università di Macerata

Roberto Rizza, Università di Bologna

Federica Santangelo, Università di Bologna

Laura Sartori, Università di Bologna

Maria Rita Tagliaventi, Università di Bologna

 

Sessione 24 – Transitare con cura. Ripensare il care work tra rischi e opportunità

Coordinatori: Davide Caselli (Università di Milano Bicocca); Barbara Giullari (Università di Bologna); Carlotta Mozzana (Università di Milano Bicocca)

La sessione si pone l’obiettivo di affrontare, quale specifico campo di tensione del rapporto tra lavoro e transizione, le riconfigurazioni che riguardano l’eterogeneo mondo del lavoro di cura (care) che, accanto alla transizione tecnologica, rappresentano un aspetto centrale per la ridefinizione nello spazio pubblico di una più ampia transizione socio-ecologica.

In linea con la definizione proposta dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (2018), la produzione di cura di cui una società ha bisogno è garantita dalla compresenza e dall’intreccio, che variano storicamente e spazialmente, tra il lavoro di cura retribuito presso enti di natura pubblica e privata (di tipo no profit e profit), il lavoro di cura domestico retribuito, il lavoro domestico non retribuito e infine il volontariato. Queste diverse componenti, che spaziano dall’ambito sanitario, educativo a quello sociale e socioassistenziale, agiscono secondo diversi modelli di regolazione, organizzazione e messa a valore economico, configurando veri e propri care regimes.

Il terreno della cura è infatti storicamente denso di conflitti e contraddizioni e caratterizzato dalla tensione tra assunzione di responsabilità pubblica e privata, al confine tra produzione e riproduzione sociale. In questo contesto, le crisi sanitaria e socioeconomica innescate dall’emergenza pandemica hanno evidenziato una profonda crisi della produzione di cura, legata all’incremento delle disuguaglianze all’interno della società, ma anche al suo accesso inadeguato e diseguale, alle precarie e inadeguate condizioni del lavoro nonché all’esaurimento delle risorse di cura; così come più in generale le trasformazioni e la destrutturazione progressiva delle condizioni di lavoro di un numero sempre maggiore di persone ha gravemente compromesso il diritto di ricevere cura e di prendersi cura. Si tratta di fenomeni che originano da una pluralità di fattori, diversamente intrecciati nello spazio e nel tempo, all’insegna delle politiche di austerità, di riconfigurazione delle relazioni tra attori pubblici e privati nella produzione di cura e delle dinamiche estrattive che riguardano il più vasto mondo del lavoro, che si presentano con inedita gravità e conseguenze sul medio periodo, richiedendo con urgenza un impegno sul piano analitico. La fase pandemica ha visto poi la nascita, o in alcuni casi il rafforzamento, di esperienze di mutualismo e mutuo aiuto che rivendicano un nuovo modo di produrre relazioni e istituzioni di cura, alternative sia al mercato che al servizio pubblico. Si tratta di esperienze che hanno aperto domande e tensioni relativamente allo statuto professionale del lavoro sociale, alla sua dimensione politica e ai confini disciplinari e di specializzazione attraverso cui esso è strutturato. Gli sviluppi che queste pratiche possono prendere sono quanto mai aperti, e rappresentano un ulteriore interessante osservatorio sulle tensioni e le trasformazioni del lavoro di cura.

A partire dalla cornice delineata, la sessione intende raccogliere contributi su come il campo della produzione di cura si sta trasformando a livello nazionale, ma soprattutto locale, rispetto alle riconfigurazioni, agli attori e alle dinamiche di potere che in questo ambito stanno prendendo forma. Sono invitati contributi empirici e/o teorici orientati a esplorare, tra gli altri, i seguenti temi:

  • le condizioni di lavoro di chi opera nei servizi di care a livello locale (a livello di inquadramento contrattuale, retribuzioni, stabilità, etc.), sia nel settore pubblico, in realtà no profit e profit coinvolte nei meccanismi di procurement pubblico;
  • le specificità del lavoro di cura all’interno di istituzioni che operano nel mercato privato non accreditato (dai servizi di secondo welfare ai servizi di cura acquistati privatamente) così come nel mercato informale della cura (a partire dal badantato);
  • esperienze di inedite forme di redistribuzione e co-produzione di cura tra attori di differente natura;
  • la relazione tra condizioni di lavoro e accesso alla cura;
  • esperienze di mobilitazione dei lavoratori della cura e/o le forme specifiche che il lavoro di cura assume nelle esperienze di mutualismo nate durante la pandemia;
  • le logiche di cura che prendono forma in questi intrecci;
  • la visibilità o invisibilità del lavoro e delle lavoratrici e lavoratori della cura nel discorso pubblico e nei documenti di policy elaborati nel contesto della pandemia.

Contatti coordinatori: Carlotta Mozzana (carlotta.mozzana@unimib.it); Barbara Giullari (barbara.giullari@unibo.it); Davide Caselli (davide.caselli@unimib.it)

Sessione 19 – Inequalities in Education: Academic Achievement, Schools’ Organisations and Actors, Labor Market Returns

Coordinatori: Gianluca Argentin – University of Milan Bicocca ; Patrizia Falzetti – INVALSI ; Giampiero Passaretta – European University Institute ; Emmanuele Pavolini – University of Macerata ; Moris Triventi – University of Trento 

Sociology has been investigating two sets of strong associations for decades: the ones between individual circumstances (e.g. social background, gender, migration status) and children’s cognitive skills/academic achievement, and the ones between the education credentials and labour market attainment. An additional strand of research focused on the institutional features possibly affecting inequalities in students’ achievement and subsequently in the labour market returns. More recently, a surge of studies emphasised the role of teachers, schools’ organisation, and daily practices in education in the reproduction of social inequalities. This call focuses on the interaction between all these factors in determining the reproduction of inequalities and the connections between the underlying micro and macro processes. How do these factors contribute to inequalities in educational achievement and the labour market returns? How are these associations changing in response to institutional shifts and technological change? Can the empirical evidence help to design policies aimed at reducing inequalities? The session invites empirical contributions and the discussion of theoretical and methodological approaches for the description and the explanation of the patterns of inequalities in educational achievement and returns to education at different levels. Proposals stressing the policy implications of the findings are particularly welcome.

Contatti coordinatori: Gianluca Argentin (gianluca.argentin@unimib.it)
Patrizia Falzetti ( patrizia.falzetti@invalsi.it)
Giampiero Passaretta (giampiero.passaretta@eui.eu)
Emmanuele Pavolini (emmanuele.pavolini@unimc.it)
Moris Triventi (moris.triventi@unitn.it)

Sessione 26 – Il lavoro tra mobilità e immobilità

Coordinatori: Francesco Eugenio Iannuzzi, Valeria Piro, Devi Sacchetto, Francesca Alice Vianello

La crisi sanitaria e la conseguente chiusura dei confini hanno esacerbato le tensioni intorno alle migrazioni interne e internazionali, mostrando come la mobilità del lavoro sia cruciale per il funzionamento dell’economia. Le interruzioni nella mobilità del lavoro e le misure di distanziamento fisico, e talvolta di vero e proprio isolamento, introdotte in ogni singolo Paese hanno così causato gravi interruzioni nei processi lavorativi e riproduttivi a livello globale. Mentre alcuni studiosi hanno sottolineato il concetto di mobility turn per evidenziare la centralità della mobilità nell’epoca contemporanea altri ricercatori hanno messo in luce le diverse forme di restrizione a cui i lavoratori migranti sono sottoposti che possono talvolta presentarsi come unfree labour. Tra queste due posizioni si colloca una terza prospettiva che prova a studiare le traiettorie soggettive di (im)mobilità e a capire se e come la mobilità possa essere utilizzata strategicamente come risorsa nei percorsi di vita e di lavoro delle persone migranti (Alberti 2014; Andrijasevic, Sacchetto 2016; Heil et al. 2017; Sanò, Della Puppa 2021).

Alla luce delle recenti trasformazioni e restrizioni nei regimi di mobilità a cui si è assistito durante la pandemia da Covid-19, con importanti ricadute sui processi lavorativi e migratori, la call mira a raccogliere contributi da diverse discipline delle scienze sociali che affrontino il tema dell’(im)mobilità del lavoro migrante, analizzando in particolare, ma non esclusivamente, questi fenomeni:

  • La mobilità/immobilità del lavoro migrante e le sue implicazioni per la gestione dei processi lavorativi e riproduttivi;
  • Le segmentazioni dei mercati del lavoro e le forme di razzializzazione;
  • L’impatto delle politiche migratorie e delle forme di regolazione del lavoro sulle strategie di (im)mobilità di lavoratori e lavoratrici migranti;
  • Le forme di mobilitazione e di organizzazione (sindacale) dei e delle migranti dentro e fuori i posti di lavoro;
  • L’impatto della pandemia nelle esperienze lavorative dei migranti;
  • Diseguaglianze sociali e migrazioni internazionali.

Contatti coordinatori: Francesco Eugenio Iannuzzi
Valeria Piro (valeria.piro@unimi.it)
Francesca Alice Vianello
Devi Sacchetto (devi.sacchetto@unipd.it)

Sessione 25 – Politiche del lavoro e politiche di sostegno al reddito: l’esperienza del Reddito di Cittadinanza tra lavoro, non lavoro e mito dell’occupazione

Coordinatori: Giuseppe Allegri, Università La Sapienza di Roma; Davide Bubbico, Università di Salerno; Guido Cavalca, Università di Salerno.

Nell’esperienza della maggior parte dei paesi capitalistici le ricorrenti crisi economiche e la diffusione della povertà in ampie fasce della popolazione pongono sempre più i governi nazionali di fronte alla necessità di adottare politiche di contrasto alla disoccupazione e alla povertà, che non sempre, come dimostra il caso recente del Reddito di Cittadinanza in Italia, sono tenuti distinti sul piano delle policy.

È tuttavia sempre più evidente la tendenza di molti paesi a caratterizzare o perlomeno ad affiancare alle politiche sociali misure di workfare, in cui il tema della condizionalità, rispetto alla concessione del beneficio, diventa un aspetto sempre più determinante.

Se l’intreccio tra le forme di povertà economica e l’occupazione intermittente, o più esplicitamente la disoccupazione, sono sempre più evidenti, i sistemi di welfare dovrebbero avere il compito, da un lato, di rispondere con crescente attenzione alla diversità delle condizioni socio-economiche degli individui, e dall’altro, di offrire garanzie di carattere più universale e meno discriminatorie tra soggetti in difficoltà.

L’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa ad aver introdotto uno schema di sostegno al reddito di carattere nazionale e di ispirazione universale, ma lo ha fatto introducendo una forte condizionalità, affiancando al trasferimento di risorse monetarie misure di attivazione occupazionale. L’intervento dei Centri per l’Impiego ha, però, avuto risultati molto deludenti, al di là delle difficoltà specifiche del periodo (pandemia) e nonostante il parziale e frammentato potenziamento dei Centri (con nuove risorse e la consulenza dei navigator), dimostrando piuttosto come la carenza della domanda di lavoro (in particolare nelle regioni meridionali), ampia e qualificata (anche in termini contrattuali) sia un altro aspetto decisivo con cui le politiche sociali devono confrontarsi. Gli stessi presunti effetti disincentivanti al lavoro emersi nel recente dibattito pubblico sollevano piuttosto un altro problema di carattere più generale, quello delle basse retribuzioni, ma soprattutto evidenziano la strumentalità di argomenti (la scarsa disponibilità di manodopera) che nulla hanno a che fare con il RdC.

Alla luce delle esperienze fin qui maturate, con riferimento anche ai modelli regionali di sostegno al reddito sperimentate in passato o a strumenti precedenti il RdC, come il REI, la sessione intende ospitare contributi che riflettano sul rapporto tra politiche sociali e politiche attive del lavoro, sia a partire da eventuali ricerche (anche in corso) sull’esperienza del Reddito di Cittadinanza, sia in relazione ad altre misure o sperimentazioni che a livello locale (regionale piuttosto che comunale) hanno finora tentato di coniugare obiettivi di politica sociale e obiettivi di politiche del lavoro. In tal senso sono di interesse quei contributi che affrontano simili problematiche, anche con analisi di carattere comparativo, in contesti diversi da quello italiano.

Contatti coordinatori:

Giuseppe Allegri (giuseppe.allegri@gmail.com)
Davide Bubbico (dbubbico@unisa.it)
Guido Cavalca (gcavalca@unisa.it)

Sessione 23 – Academic careers and asymmetries in a changing system

Coordinatori: ALESSANDRA MINELLO, University of Padova BARBARA POGGIO, University of Trento AGNESE VITALI, University of Trento

In the last years a growing body of research has focused on gender asymmetries in academic careers. More recently, the Covid-19 pandemic has exacerbated the existing imbalance between women – especially mothers – and men. Yet, we know little about the experiences of fathers. Studies from different disciplinary lenses have also highlighted how academic careers are characterized by different trajectories according to family condition, parenthood, field of study, organizational context, and national regulation. Moreover, the research has considered the implications of several phenomena, at micro, meso and macro level. Among them, the affirmation of the neoliberal agenda, which has contributed to introduce a new managerial culture based on accountability and hyper-productivity, and the increasing differentiation among opportunities and trajectories in STEM and SSH sectors. Furthermore, other studies have shed light on how academic careers can be affected by the experience and timing of key life-course events, from partnership and fertility histories to illnesses, in the context of the rising complexity and de-standardization of individual life courses.

In this session, we welcome theoretical and/or empirical, quantitative and/or qualitative contributions, either in English or Italian, that examine multiple asymmetries in academic careers.

Any of the following, or related, themes are welcome:

  • Gender asymmetries in recruitment and career advancement procedures
  • Academic careers and family-related events
  • Parenthood and academic careers
  • Experiences, results and resistances in the development of gender equality policies
  • The impact of supranational and national regulation on gender equality in academia
  • Differences in career paths among countries, and the impact of different labour policies and welfare regimes
  • Gender differences and commonalities between careers in STEM and SSH disciplines
  • The intersections between gender and other dimensions (as race, ethnicity, sexuality, religion, class, age) and related processes of disadvantage in the construction of career paths
  • Impact of Covid-19 on careers and differences in terms of gender, class, disciplines and family composition

Contatti coordinatori: Barbara Poggio (barbara.poggio@unitn.it); Alessandra Minello (alessandra.minello@unipd.it); Agnese Vitali (agnese.vitali@unitn.it)

Sessione 22 – Forme ibride di lavoro: soggettività, regolazione e rappresentanza

Coordinatori: ANNA CARRERI, Università di Verona e Università di Hasselt;  FEDERICA DE CORDOVA, Università di Verona; GIORGIO GOSETTI, Università di Verona; ROSANGELA LODIGIANI, Università Cattolica del Sacro Cuore

Da tempo gli studi sociologici parlano della pluralizzazione dei lavori per evidenziare la moltiplicazione sul piano fenomenologico delle tipologie di impiego (sotto il profilo contrattuale, della regolazione, della modalità di svolgimento, etc.). Oggi osserviamo che questo processo si sviluppa in una modalità che potremmo definire di “ibridazione” delle forme di lavoro. Con questo termine facciamo riferimento a tutte quelle forme a cavallo dei tradizionali confini che hanno caratterizzato il lavoro e che segnano una fase di riconfigurazione degli spazi e dei tempi del lavoro e della vita. Si pensi alle forme di lavoro miste che si stanno sempre più diffondendo, quali smart working, lavoro da remoto e home working a tempo parziale, o ancora al lavoro nomade digitale, così come a nuove forme di rapporto di lavoro che combinano il contratto dipendente con il lavoro autonomo. Numerosi studi di diverse discipline si stanno interrogando sulle nascenti condizioni di lavoro, ad esempio sotto il profilo delle dinamiche relazionali, del controllo da parte del management e dell’autonomia dei lavoratori, ponendo anche al centro la soggettività e i processi di sensemaking volti a costruire, talvolta in modo inedito, la cultura organizzativa e quella professionale. Gli esiti di questi processi non sono ancora chiari ma lasciano intravedere nuove fratture nel mondo del lavoro, in termini di partecipazione e capacità di voice, e il (ri)prodursi di asimmetrie, vulnerabilità sociali e disuguaglianze riferibili al genere, alla classe sociale, ai territori, etc. Seppur difficili da intercettare, nascono nuovi bisogni di rappresentanza e tutela che sollecitano il sindacato a riposizionarsi e innovare le proprie modalità d’azione, ad esempio riscoprendo la territorialità quale vettore di pratiche di prossimità, solidarietà e forme di protezione sociale che vanno oltre i confini aziendali.

La sessione accoglie contributi, sia teorici che empirici (quantitativi e qualitativi), volti ad esplorare le nuove forme di ‘lavoro ibrido’. Possibili temi di interesse includono, ma non sono limitati a:

  • Ricognizione di queste forme di ‘lavoro ibrido’ (quali settori, dimensioni aziendali, tipi di struttura, profili occupazionali, etc.) e individuazione di aspetti comuni e specificità
  •  Condizioni di lavoro e qualità della vita lavorativa (es. controllo, autonomia, dinamiche relazionali, etc.)
  • Soggettività e riconfigurazione dei tempi e degli spazi del lavoro e della vita
  • (Ri)costruzione della cultura organizzativa e professionale
  • ‘Lavoro ibrido’ e (ri)produzione delle asimmetrie (es. per genere, classe sociale, territori, etc.)
  • Regolazione di queste forme di impiego
  • Rappresentanza e tutela dei lavoratori (es. contrattazione collettiva, mobilitazione, strategie sindacali, forme di autoorganizzazione, etc.)

Contatti Coordinatori: Anna Carreri (anna.carreri@univr.it)
Federica De Cordova (federica.decordova@univr.it)
Giorgio Gosetti (giorgio.gosetti@univr.it)
Lodigiani Rosangela (rosangela.lodigiani@unicatt.it)

 

 

 

Sessione 3 – Processi di innovazione e sviluppo territoriale: istituzioni, mercati e società oltre la pandemia

Coordinatori: Luigi Burroni (Università di Firenze); Paola De Vivo (Università di Napoli); Vincenzo Fortunato (Università della Calabria); Marcello Pedaci (Università di Teramo); Francesco Ramella (Università di Torino); Rocco Sciarrone (Università di Torino)

La pandemia da Covid-19 ha ben evidenziato la rilevanza dei territori e della loro dotazione istituzionale per la capacità di resistenza e reazione alle crisi e, più in generale, per la costruzione di innovazione, competitività, occupazione e coesione sociale. Si tratta di temi che in passato sono stati al centro del dibattito nelle scienze sociali, con un contributo notevole da parte della sociologia economica. Negli ultimi anni però l’attenzione degli studiosi su tali argomenti si è attenuata. Questo tipo di analisi appare invece ancor più urgente oggi, in uno scenario in cui le conseguenze della crisi pandemica si intersecano alle sfide collegate ai processi di digitalizzazione e al mutamento climatico, ai cambiamenti in corso già da anni, come quelli inerenti ai modelli di organizzazione della produzione, nonché alle opportunità derivanti dagli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tali trasformazioni chiamano prepotentemente in causa il rapporto tra istituzioni, mercati e società a livello territoriale. E chiamano in causa le politiche locali/regionali, l’azione delle imprese, le strategie e iniziative degli attori delle relazioni industriali e delle organizzazioni della società civile. Basti pensare alle questioni della transizione industriale e dello smart manufacturing, della riorganizzazione delle imprese e delle loro reti, della loro (ri)collocazione nelle catene globali del valore, dell’incontro tra domanda e offerta di competenze, della produttività del lavoro, dei mercati locali e regionali del lavoro, della creazione di “buona” occupazione, dell’accesso alle protezioni sociali, della riduzione delle situazioni di vulnerabilità e delle disuguaglianze. Questi temi possono essere utilmente declinati in una prospettiva di analisi territoriale. Una prospettiva importante anche per esaminare i fattori che possono ostacolare o alterare i processi di sviluppo. Si pensi, per esempio, alla presenza di esternalità di mercato negative, pubblica amministrazione inefficiente, economia sommersa, incentivi istituzionali non orientati allo sviluppo, bassa dotazione di beni collettivi, grandi imprese predatorie, corruzione e criminalità organizzata. È il caso delle cosiddette regioni deboli o aree fragili – in Italia come in altri paesi – caratterizzate da maggiori ritardi di sviluppo, criticità nel mercato del lavoro, disuguaglianze.

La sessione si propone di usare tale prospettiva, con particolare riferimento al tema dello sviluppo territoriale, inviando paper che affrontino le questioni più rilevanti sotto il profilo analitico e delle politiche di regolazione. Sono benvenuti sia paper basati su singoli casi di studio sia contributi basati su analisi comparata (sia in chiave italiana che internazionale), sia che utilizzino metodologie qualitative che quantitative.

Contatti coordinatori: Luigi Burroni (luigi.burroni@unifi.it); Paola De Vivo (padevivo@unina.it); Vincenzo Fortunato (vincenzo.fortunato@unical.it); Marcello Pedaci (mpedaci@unite.it); Francesco Ramella (francesco.ramella@unito.it); Rocco Sciarrone (rocco.sciarrone@unito.it)

Sessione 21 – Cambiamenti nelle relazioni di impiego. L’impatto della pandemia e non solo

Coordinatrici: Giovanna Fullin, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Sonia Bertolini e Sara Romanò, Università degli Studi di Torino

La pandemia ha accelerato alcuni processi di trasformazione che, per effetto delle innovazioni tecnologiche, stavano già interessando il lavoro e le sue forme di organizzazione e regolazione. In conseguenza delle restrizioni alla mobilità e alle norme per la tutela della salute negli ambienti di lavoro, un numero molto ampio di persone ha sperimentato il lavoro da remoto, con forme e intensità difficilmente immaginabili in precedenza. Durante la pandemia sono state svolte molte ricerche sulle modalità di svolgimento del lavoro da remoto, sulle sue potenzialità e sui problemi che comporta.

È importante, però, iscrivere quanto è avvenuto in condizioni così eccezionali in un quadro più ampio per comprenderne la portata mettendo così a fuoco, da un lato, le trasformazioni in corso nelle relazioni tra lavoratori e datori di lavoro e, dall’altro, gli aspetti di queste relazioni che rimangono rilevanti a prescindere dai mutamenti in atto. Si pensi ad esempio a come l’uso intensivo del lavoro da remoto abbia messo in luce, da un lato, come fosse possibile in molti contesti lavorativi riorganizzare il lavoro in modo da rendere più flessibile la gestione dei tempi, spostare i meccanismi di controllo sui risultati, favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata. Dall’altro lato la lunga assenza dai luoghi di lavoro ha fatto emergere la rilevanza della socialità che in quei luoghi trova spazio e che riveste un ruolo importante per la qualità della vita dei lavoratori ma anche per la costruzione delle loro reti professionali e per lo sviluppo dei processi innovativi e creativi che sono essenziali per il successo di molte attività. Queste trasformazioni del lavoro hanno riacceso l’urgenza dei confronti tra le associazioni datoriali e i sindacati sulla necessità di nuove forme di coordinamento e controllo dei lavoratori nonché di costruzione e mantenimento dell’identità lì dove diminuiscono le occasioni di compresenza e interazione quotidiana.

Ma la diffusione del lavoro da remoto è solo una delle novità che interessano i modi di lavorare nella società contemporanea e che influiscono sulle relazioni tra datori di lavoro e lavoratori. L’uso intensivo delle tecnologie informatiche e di comunicazione e il ricorso a piattaforme per l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e per la gestione della forza lavoro sono altri due aspetti che hanno cambiato i modi di lavorare e, allo stesso tempo, hanno determinato dei cambiamenti nei sistemi di controllo e di remunerazione, nelle forme di relazione tra lavoratori e datori di lavoro e, dunque, sollecitano riflessioni sulle trasformazioni delle relazioni di impiego.

Elenchiamo qui, a titolo non esaustivo, alcuni dei temi su cui vorremmo incentrare la discussione:

  • – Cambiamenti connessi all’uso del lavoro da remoto nell’organizzazione del lavoro, nell’uso
  • di incentivi e nei meccanismi di controllo
  • – Lavoro su piattaforma e relazioni di impiego
  • – Ruolo delle rappresentanze sindacali nella progettazione di nuove forme di organizzazione
  • del lavoro,
  • – Come cambiano le relazioni tra colleghi e con i superiori in assenza di compresenza fisica?
  • – Il ruolo della motivazione intrinseca e le pratiche con cui si genera e mantiene il consenso
  • Esternalizzazione dei lavoratori/trici e conseguenze in termini di formazione degli stessi.

Sono benvenuti contributi di carattere sia teorico che empirico. Si raccomanda agli autori e alle autrici dei secondi di non limitare l’analisi alla descrizione dei processi in atto ma di utilizzarla per sviluppare delle riflessioni più generali sui cambiamenti in corso nelle relazioni di impiego, nei processi lavorativi e nelle esperienze dei lavoratori.

Vorremmo inoltre favorire il confronto e il dialogo tra approcci disciplinari diversi, sollecitando dunque alla partecipazione studiosi e studiose di sociologia del lavoro e dell’organizzazione, storia, psicologia sociale, filosofia ed economia.

Contatti coordinatrici: Giovanna Fullin (giovanna.fullin@unimib.it), Sonia Bertolini (sonia.bertolini@unito.it) e Sara Romanò (sara.romano@unito.it).

Sessione 20 – Migrazioni, disuguaglianze e mercato del lavoro dalla grande recessione alla crisi pandemica

Coordinatori: Maurizio Avola, Università degli studi di Catania; Roberto Impicciatore, Università degli studi di Bologna; Nazareno Panichella, Università degli studi di Milano

Negli ultimi anni, quello delle migrazioni è diventato uno dei temi più dibattuti nelle scienze sociali, anche per le dimensioni assunte dal fenomeno e per l’estensione dei contesti, di partenza e di arrivo, progressivamente coinvolti. Quella che è stata definita l’era delle migrazioni (the age of migration) è quindi diventata una delle principali arene di confronto per il dibattito politico e scientifico. La ricerca sociale ha alimentato un dibattito particolarmente fecondo, affrontando una molteplicità di questioni rilevanti connessi alla mobilità geografica interna e internazionale, tanto in una prospettiva micro, quanto in una prospettiva macro, utilizzando approcci teorici e metodologici eterogenei. In particolare, gli studi di sociologia economica hanno ha offerto prospettive di analisi particolarmente interessanti sul piano dei modelli di integrazione dei migranti, delle dimensioni e delle caratteristiche della penalizzazione etnica, della etnicizzazione della stratificazione e della mobilità sociale (inter e intra-generazionale). L’obiettivo di questa sessione è combinare gli studi sulle migrazioni con quelli di stratificazione sociale, evidenziando il ruolo degli shock esogeni nelle economie contemporanee nella ridefinizione dei modelli di integrazione degli immigrati nei paesi sviluppati, dei rapporti competitivi tra nativi e migranti, delle dimensioni e della struttura delle disuguaglianze. La recessione economica del 2008, prima, e la crisi pandemica, poi, rappresentano infatti due turning point ravvicinati pressoché unici nella storia recente delle società affluenti, due veri e propri stress test che hanno contribuito a modificare gli assetti consolidati e gli equilibri esistenti tra modelli di regolazione, territori e categorie di soggetti, rappresentando al contempo vincoli e opportunità.

La sessione privilegia quindi le ricerche empiriche sulle seguenti tematiche:

  • disuguaglianze, penalizzazione etnica e discriminazioni nei mercati del lavoro;
  • fattori che influenzano la mobilità geografica interna e internazionale;
  • origine geografica, stratificazione e mobilità sociale (inter e intra-generazionale);
  • disuguaglianze educative e occupazionali delle seconde generazioni;
  • migrazioni, dinamiche familiari e corsi di vita;
  • migrazioni, regolazione del mercato del lavoro e politiche migratorie;

Sono benvenuti contributi sia in italiano che in inglese.